Ce n’è per tutti


Non sono molte le donne che vanno a vedere un film porno: anche le più incallite porcellone sembra si trattengono davanti alla paura di essere riconosciute e criticate: magari non fanno che troieggiare a destra e a manca ma l’apparenza la devono salvare: nei confronti della “gente” devono apparire irreprensibili!
Silvia di questi problemi non se n’è fatta mai, anzi, una delle cose che la eccitano di più in assoluto è proprio la possibilità di andare al cinema con il suo uomo ad “accalappiare uccelli”, come ama dire lei.
Le fa lo stesso effetto che a una collegiale fa l’uscire con un ragazzo a passeggiare!
Si eccita fin dalle prime battute, al solo pensiero degli altri spettatori, sparsi per la sala come d’ordinanza, ognuno per il suo piacere personale, con una gran voglia di metterlo in comune con gli altri ma con la paura di essere considerato, per il solo e semplice fatto di trovarsi in un cinema porno, un “provolone” affamatissimo.
Nei cinema dove si proiettano film pornografici e d’obbligo fare i morigerati, i serissimi, i tutti d’un pezzo.
Silvia, ovviamente, dissacratoria e anticonvenzionale com’è, non ci sta.
A lei piace trasgredire, anche e soprattutto dalle regole non scritte dei cinema porno, dove si finisce per essere più realisti del re, più riservati degli spettatori di un cinema normale:
“Ma se siamo tutti qui per lo stesso motivo, per eccitarci!
Possibile che dobbiamo continuare a far finta di interessarci della trama del film?” dice lei scandalizzata, e senza dimostrare il più piccolo pudore, fa quello che tutti (e tutte) vorrebbero fare, si fa toccare, si fa baciare, accarezza, esplora, lecca.
All’inizio con il partner, usandolo come specchietto per le allodole.
Non c’è chi resista, davanti alla vista delle sue performances amorose, davanti ai suoi mugolii, agli odori intriganti e peccaminosi che sprigiona il suo corpo quando è in calore.
Sa di selvaggio,
Silvia, come tutte le finte bionde.
La sua topina sa di selvaggio ed è un richiamo potentissimo al quale nessuno sa resistere, il suo, un richiamo davanti al quale ci si sente come un uomo primitivo, guidato alla ricerca del suo piacere e del suo sostenimento unicamente dal naso.
Il naso cattura, guida, conduce là dove si sta consumando l’antico rito del piacere.
Silvia sta aspettando, sa che la sua preda non tarderà ancora molto.
Sa che si sta avvicinando, piano piano, con timore, sente i suoi movimenti, le sedie che si alzano, i passi felpati sulla moquette. è già tutta bagnata, piana di voglia com’è di essere presa da due uomini insieme, di essere agguantata, leccata, penetrata, divisa in due.
Ecco, l’uomo si è avvicinato, ora sta dietro a lei, e guarda, nell’oscurità del cinema, guarda e annusa, con una voglia incontenibile fra le gambe, finalmente si decide, allunga le mani, la tocca.
Accarezza il suo collo, e poi scende, va verso i seni eretti, appena coperti dalla camicetta di seta.
Silvia percepisce il suo fiato ansimante, il suo sudore di maschio eccitato, il pulsare del suo cuore.
Lo lascia fare, contenta di avere a disposizione quattro mani, due bocche e due uccelli per il suo trastullo.
Si fa baciare, si lascia mettere le mani fra le cosce dallo sconosciuto, si fa prendere in tutte le posizioni che lo spazio angusto delle poltrone permettano.
I due uomini le stanno addosso, tutti e due incredibilmente arrapati, vogliosi solamente di finire, di innaffiarla con il loro latte bianco, di farsi sentire i loro diversi sapori nella passerina, nel culetto, nella bocca.
Silvia è felice, e gode, gode come un’animaletta in calore, con ogni più piccola particella del suo essere.
Godono le sue tette, che le carezze e i baci rendono più gonfie e tonde, gode la sua pelle, increspata dal fiato e dalle carezze dei due uomini, gode la sua micina bagnata dai piccoli, eleganti baffi, e gode il buchino del suo delizioso culetto, che le dita dei due maschi hanno fatto diventare sempre più grande e aperto, rosso come una fichetta, e come una fichetta caldo e bagnato, deliziosamente pronto per l’uso.