Sedurre Valeria la troia veneta


Avevo circa vent’anni quando ho capito che il mio clitoride era anormale; voglio dire, quante ragazze si eccitano a vedere quanto è diventa grande il loro clitoride?? I ragazzi coi loro cazzi, sicuramente. Ma le ragazze?
Ho capito che il mio poteva uscire fino a tre centimetri, quando ero particolarmente eccitata, proprio come un cazzo in miniatura, e sembrava bel duro.
Ho cominciato a pensare se c’erano altre femmine come me, o magari che lo avevano anche più grosso e ho cominciato discretamente a controllare le altre ragazze ogniqualvolta erano nude, negli spogliatoi della spiaggia o della palestra, ai bagni pubblici, le ragazze della mia università a nuoto o atletica.
Non ho mai trovato un clitoride lungo e grosso come il mio, ma ho sentito di altre donne con clitoridi fino a cinque centimetri.
Quando ero all’università ero diventata molto amica di una ragazza, Valeria, che aveva un clitoride lungo e grosso. Era una ragazza magra con braccia e gambe muscolose, lunghi capelli castani, occhi nocciola ed un sorriso molto seducente.
Eravamo tutte e due nella squadra di nuoto dell’università; un giorno, mentre eravamo nello spogliatoio della piscina ho notato che il suo clitoride era eretto orgoglioso fuori dal suo cappuccio carnoso, molto, molto più lungo della la maggior parte delle altre. Non avrei potuto scoprirlo se avesse avuto un’enorme foresta di ricci marroni, ma lei teneva il monte completamente rasato, forse per sentirsi più aerodinamica in acqua. Il suo monte completamente rasato accentuava le rosee labbra della micia e quel grosso paletto sporgente.
Dopo quella scoperta fatale, ho fatto in modo di esserle sempre vicina quando la squadra faceva la doccia. Valeria sembrava orgogliosa del suo corpo lucente e non portava l’asciugamano quando entrava o usciva dalle docce. Fortunatamente a noi piaceva fare una lunga doccia rilassante, così di solito eravamo le ultime a rimanere sotto l’acqua. Quando tutte le altre se ne erano andate, potevo più apertamente, anche se ancora discretamente, guardarla insaponare il suo giovane corpo sodo.
A quel tempo devo vergognosamente ammettere che mi sentivo una traditrice a spiare quella verga tra le gambe.
Col passare del tempo ho imparato che Valeria aveva punti migliori oltre al potenzialmente grande clitoride.
La studiavo attentamente mentre si allenava , il suo corpo flessuoso in acqua, i muscoli che si tendevano quando scivolava sempre più velocemente. Il sottile costume da bagno col suo corpo sensuale diveniva una cosa sola, quasi una seconda pelle molto lucida, ogni avvallamento e piega, incluso il clitoride, era completamente visibile.
Nuda nella doccia, mentre le gocce di acqua scendevano a cascata sul suo corpo lussurioso, questo era ciò che amavo di più. Anche quando non mi era vicina, Valeria era sempre nella mia mente o, almeno, alcune parti di lei.
Settimane di tortura erotica, sognando che ero io ad insaponare il suo solido corpo bagnato, le mani a coprire le sue tonde mammelle, il veleggiare dei palmi sui rosa capezzoli lunghi e duri; e, finalmente, le mie lunghe dita sottili si bagnavano tra le labbra della micia, strofinavano, accarezzavano.
Senza una parola i nostri corpi bagnati si sarebbero diretti lentamente l’uno verso l’altro in un abbraccio amoroso, così unite, i nostri occhi ancorati gli uni agli altri avrebbero parlato per noi, le carni a contatto avrebbero fatto formicolare quelle dell’altra, le labbra schiacciate avrebbero emesso calore e desiderio, una danza di passione e desiderio. Mice e gambe attorcigliate, avrebbero strofinato le une sulle altre, lentamente dapprima, poi la passione sarebbe diventata sempre più frenetica.
Improvvisamente mi sarei fermata, avrei fatto un passo indietro, avrei osservato le sue labbra sporte ad implorare. Il mio corpo sdrucciolevole per l’acqua sarebbe scivolato intorno a lei, poi l’avrei attaccata da dietro. Le mie grandi mammelle brillanti schiacciate contro la sua schiena liscia, il mio cespuglio biondo strofinante la sua rugiada calda di femmina contro le sue sode natiche rotonde, ed il clitoride duro rannicchiato nella fessura stretta delle sue natiche sode.
Circondandola con le braccia le mie dita magiche avrebbero strofinato molto leggermente la pelle saponata ed il suo clitoride si sarebbe allungato in un garofano sensibile, contemporaneamente le avrei baciato e mordicchiato il collo brillante e le spalle. Le sue gambe e le sue cosce si sarebbero aperte di più, arderebbero quelle labbra che si aprirebbero e mi permetterebbero di fare un lavoro molto più completo. La sua testa si sarebbe inarcata indietro, si sarebbe appoggiata sulla mia spalla, la bocca semiaperta, avrebbe rantolato pesantemente, ma senza formulare un suono.
Le sue mani si sarebbero spinte indietro ad abbrancare le mie natiche sode, mi avrebbe tirata ancora più strettamente contro di lei. Alla fine avrebbe rilassate ambedue le natiche allargando la fessura stretta, l’avrebbe allargata molto, e quelle natiche carnose sarebbero state forzate di nuovo dal nostro stretto sandwich. Se il mio clitoride fosse stato più lungo solo di due centimetri, sarei riuscita ad infilarlo nel suo corrugato buco rosa, come un lungo cazzo sottile, provocandole un piacere sfrenato.
Formando una “V” con due dita, delicatamente avrei strofinato la carne sempre più calda del gambo lungo e grosso del suo clitoride, come se strofinassi un piccolo cazzo. Ogni accarezza delicata l’avrebbe fatta saltare e sobbalzare selvaggiamente. Valeria sarebbe stata perplessa, non sapendo se inarcarsi in avanti, spingendosi contro quella mano tremenda, o indietro per afferrare il mio serpente tra le natiche.
Il suo dilemma sarebbe rimasto senza risposta mentre un alto coro di “ooooooh” e “aaaaaah” sarebbe sfuggito dalle sue labbra ermeticamente chiuse, tutti i suoi muscoli si sarebbero tesi e lei sarebbe salita verso un finale esplosivo. Sentendo l’orgasmo incombere, avrei massaggiato quel clitoride sempre più duro e morso le sue spalle bagnate che si contorcevano.
Improvvisamente il suo corpo sarebbe sobbalzato fra le mie braccia, facendomi lasciare un segno rosso sulla sua spalla sinistra, e lei avrebbe afferrato le mie natiche con forza. Trattenendo il suo corpo sdrucciolevole per evitarle di cadere, i miei caldi palmi umidi avrebbero lasciato passare tra le dita i capezzoli duri come una roccia fino a che i suoi sobbalzi violenti lentamente non sarebbero diminuiti.
Mentre i suoi sensi sarebbero ritornati e lei avrebbe riguadagnato il suo equilibrio, io lentamente e amorevolmente mi sarei allontanata con un largo sorriso sul viso e le sue unghie avrebbero trasmesso il suo piacere alle mie natiche. Il suo soddisfatto ed ardente corpo avrebbe avuto necessita di un altra calda, calmante doccia che le avrei lasciato fare da sola.
La triste realtà è che siamo ancora estranee. Ritornando dalla mia fantasia, mi ricordo che sto ammirando i suoi giovani seni a mezza luna, così, così… perfetti. La maggior parte della pelle dei suoi seni è abbronzata, ma intorno a ciascuno capezzolo scuro un piccolo triangolo bianco dove il suo piccolo bikini l’aveva coperta a malapena. Tornando indietro ogni seno è un enigma, un cerchio scuro color rosa nel centro di un triangolo bianco nel centro di un cerchio abbronzato.
I seni galleggianti, come sospesi in aria, dondolano appena, senza alcun bisogno che qualcosa li sostenga. Scuri capezzoli rosa perfettamente al centro, che puntano sempre in fuori. In una T-shirt bianca stretta e senza reggiseno, salgono e si abbassano con il suo respiro, farebbe venire un’erezione a una statua di marmo. Il guardarla sta diventando una tortura terribile.
Dopo averla osservata fare la doccia per molti giorni tormentosi, ho concluso che passava più tempo ad insaponarsi le labbra della micia di qualsiasi altra parte del suo giovane corpo sodo; ogni volta che faceva la doccia le insaponava e le sciacquava almeno tre o quattro volte. Qualche volta la sua mano lavava fregando, indugiando lentamente, altre volte velocemente ad occhi chiusi, col bel viso deformato e con i denti conficcati nel labbro inferiore. Con il senno di poi ho capito che probabilmente aveva un orgasmo, ricordo che si scuoteva un po’, il suo torace diventava rosa prima che lo stesso colore si trasmettesse al viso.
Una volta, mentre gli occhi erano ermeticamente chiusi e lei si insaponava febbrilmente i riccioli bruni, silenziosamente ho fatto cadere il mio sapone vicino ai suoi piedi, lentamente e silenziosamente mi sono acquattata vicino a lei, la mia mano avrebbe voluto toccare ma sono rimasta in attesa ad osservare. Il mio viso era a pochi centimetri da quella frullante mano bagnata; ho inalato il suo aroma pungente di femmina mescolato al profumo di pino del sapone.
Ho pensato che sicuramente si sarebbe accorta di quanto le stavo vicina, ma in quel momento volteggiava nel suo dolce mondo; da quell’angolazione avevo una visione perfetta della sua micia rasata a zero, aperta ed accarezzata da quella mano diabolica. Vedevo chiaramente le labbra esterne infiammate dall’azione di quelle dita; il clitoride teso sempre più in fuori, come un serpente che si risvegliasse, mentre quelle dita “accidentalmente” vi strofinavano contro; ed infine vedevo una o due dita appiccicose bagnate nel suo tunnel d’amore bollente. Ero così vicina da poter sentire anche il rumore che facevano le nocche scomparendo dalla vista.
Ero ipnotizzata, i miei occhi erano incollati a quella mano indistinta, ora comprendevo l’intensa eccitazione dei voyeur, avrei tanto voluto spingere fuori la mia lunga lingua e leccare i suoi umori caldi che gocciolavano dalle labbra rosee, ma così avrei rotto il magico incantesimo e sarei stata molto imbarazzata.
Stavo solo ad adorarla mentre le labbra rosee ardevano, come petali fiorenti di un tulipano. Di notte ho continuato a sognare di divaricarle leggermente con la lingua rigida, poi leccare con forza le labbra intime su e giù, spingere quella rigidezza dentro e fuori, ancora e poi ancora, come un serpente in caccia. Avrei lasciato la mia lingua snella a contorcersi profondamente per investigare il suo caldo tunnel d’amore bagnato, sarei salita a solleticarle l’ombelico dall’interno!!
Sfortunatamente a quell’epoca ero estremamente timida, tuttavia continuavo a fantasticare di lei ed il mio affetto continuava a crescere anche se trovavo estremamente difficile esprimerle apertamente i miei sentimenti. Continuavo a tacere e guardare.
Quella volta, però, il suo grosso clitoride rosso sporgeva per più di un centimetro, molto più del solito, pressappoco come il mio. Dovevo stare molto attenta a non eccitarmi troppo o anche il mio clitoride mostruoso sarebbe sporto, facendo sparire rapidamente il mio desiderio; mi sarei vergognata, non avrei potuto farli duellare, come spade in miniatura, mentre i nostri seni, le nostre pance e le nostre fiche si carezzavano l’un l’altra, lentamente, mescolate.
Non appena l’ho vista inarcarsi dalle dita dei piedi, mi sono alzata, non volendo essere scoperta accucciata così vicina a lei. Quasi immediatamente il suo corpo lucente si è teso sempre più, la sua micio si è gonfiata sempre più, ingoiando sempre più la mano che accarezzava; voleva solo strofinare le labbra ed il clitoride enorme contro il polso che si dimenava, cercando di raggiungere quella vetta magica. Improvvisamente il suo corpo sudato si è contorto due o tre volte ed il suo torace è diventato rosso mentre un basso lamento gutturale le sfuggiva dalle labbra aperte, smorzato leggermente dal forte rumore dell’acqua.
Alla vista del suo orgasmo così forte, sono quasi stata tentata di tornare ad avvicinarmi ma mi sono fermata al pensiero che mi potesse vedere, mi sono girata di schiena e ho continuato a risciacquarmi; quando sono tornata a voltarmi se n’era andata.
Impressa nella memoria per sempre, come se fosse marchiata a fuoco, è l’immagine erotica del suo corpo sodo bagnato che brillava sotto le luci della doccia, così pulito e luccicante, a parte un rivolo di caldo, dolce nettare che correva giù per le cosce ancora contorte; vedo ancora chiaramente le ultime gocce di acqua appese ai duri capezzoli tesi, pazientemente in attesa di cadere, mentre altre gocce di dolce rugiada appiccicosa pendono da dove le labbra della micia si sono così grottescamente contorte e strette.
Da quel giorno ho visto molti giovani corpi caldi e bagnati, alcuni anche più sensuali, ma c’era qualche cosa di lei che aveva creato quella grandiosa immagine bagnata e brillante che non dimenticherò mai.
La mia fantasia favorita su di lei è ancora vivida nella mia memoria: mi ha dato permesso di essere il suo asciugamano morbido e delicato. Comincio a baciare e leccare, ad asciugare il suo corpo caldo, bagnato, sensale, dal naso, muovendo a spirale mi abbasso sempre più, non mi arresto finché non ho asciugato completamente ciascuna delle dieci dita dei piedi.
Lei forza il suo corpo ad essere mio schiavo: le lavo collo ed orecchie con la mia lingua calda, le rendo morbide, poi un suono sempre più forte esce dalla sua gola; succhio ogni molecola di umidità dalle sporgenti protuberanze dei suoi seni rosa, la faccio rabbrividire e scuotere; turbina la mia lingua calda e larga in spirali sempre più strette sul suo stomaco teso, alla fine si bagna profondamente nel suo ombelico, le sue ginocchia si allargano con gioia; allora mi tuffo sulle labbra della micia finché non diventano granata e gonfie, quasi completamente asciutte (se è mai possibile), finalmente comincia a sgroppare, arrendendosi ai fuochi artificiali dell’orgasmo.
Non do tregua al suo corpo stanco, continuo a baciarla febbrilmente e le mordicchio le cosce ancora tremanti e le gambe, la stuzzico portando ogni grammo del suo essere ad implorare di più ed avvicinandosi sempre più ad secondo gran finale.
Prendo in bocca uno alla volta le dita dei piedi, quasi fossero dei mini cazzi, come per farli eiaculare; li succhio con forza producendo rumorosi suoni di risucchio, li accarezzo con la punta soda della mia lingua mentre scivolano dentro e fuori dalla mia bocca calda e bagnata. Questo la fa di nuovo vibrare e scuotere, allora la sua dolce micia si agita, fa sgorgare nettare sempre più caldo e dolce, il suo corpo si scuote e s’incurva, la testa si agita da una parte all’altra, fino a che quelle gloriose sensazioni non diminuiscono.
Potrei proseguire per giorni o settimane e non sarebbe mai completamente asciutta, ma sono sicura che ogni cellula nel suo corpo si sentirà completamente soddisfatta, anche se completamente esausta!! Con un bacio delicato su ciascun capezzolo ancora pulsante, lentamente sgattaiolo via soddisfatta come lei, sebbene non abbia avuto l’orgasmo.
Poi il miracolo, un giorno, mentre facevamo la doccia, Valeria sottovoce mi ha chiesto di insaponarle la schiena lucente e muscolosa, muscoli che aveva sviluppato con la pratica del nuoto. La sua richiesta mi ha fatto venire la pelle d’oca su tutto il corpo, sono arrossita, ma poi guardando il pavimento della doccia, ho borbottato “No” ed una “stupida” scusa.
Tutto il mio essere avrebbe voluto fare quello che mi chiedeva, ma insaponare (direi “carezzare”) anche soltanto con le mie mani la sua schiena sarebbe stato troppo per me; avrei perduto il controllo ed avrei cominciato a muovermi su aree del corpo ancora proibite, forse avrei strofinato amorevolmente il mio corpo insaponato contro il suo.
Dopo la mia risposta negativa, Valeria ha lasciato rapidamente la doccia come imbarazzata. L’ho seguita subito dispiaciuta per le mie parole.
Ho cominciato a pensare a quello che avrebbe potuto succedere realmente e mi sono eccitata; ho chiuso gli occhi e mi sono trovata con i palmi insaponati e le dita rigide delle due mani a massaggiare leggermente le mie grandi mammelle con le loro protuberanze gommose dure come roccia. Ben pesto, con una volontà tutto loro, hanno cominciato a sollevare e spremere quelle latterie enormi in maniera molto più rude e vigorosa.
Forse stavo punendo il mio corpo per aver detto “No” alla dolce e bella Valeria. Le mie mani stringevano l’uno contro l’altro i seni, poi ci giravano intorno, il sapone faceva da serico lubrificante; quindi tiravano violentemente i lunghi capezzoli duri cercando di tenderli al massimo. Più ero rude e più il mio corpo voleva lo fossi. Quella “punizione” ora si trasformava in piacere, il mio respiro diventava più rapido e più affannoso, il mio corpo cominciava ad agitarsi leggermente pregustando il seguito.
Ho esitato, mi sono guardata intorno rapidamente per essere sicura che non ci fosse nessun altro. Soddisfatta, ho fatto scivolare una mano attraverso i miei biondi ricci pubici bagnati, giù tra le mie cosce calde, finalmente, ho strofinato rudemente le labbra sporgenti della micia con le dita a “V”. “Ohhhhh… ssssiiiii” questo era proprio quello che il mio corpo infiammato desiderava.
Accosciata a ginocchia larghe, la mia micia ardente ed il tunnel d’amore caldo erano aperti per permettere un ingresso sempre più profondo a quelle rigide dita magiche; nel giro di poco non solo uno, ma due, poi tre lunghe dita pompavano dentro e fuori nel caldo tunnel zuppo, immergendosi con tutta loro forza per spingermi oltre quella barriera meravigliosa. I muscoli del tunnel hanno afferrato quelle dita appiccicose, esigendo tutto il piacere possibile mentre senza posa pistonavano dentro e fuori.
L’altra mano tormentava ancora rudemente i capezzoli duri, gommosi, passando dall’una all’altra di quelle protuberanze dolenti, alzando poi il seno fino alla mia morbida bocca umida, permettendomi di succhiare quell’impudico capezzolo bisognoso d’affetto. Il mio respiro caldo e bagnato ha calmato un po’ il dolore mentre quella mano viziosa risaliva a tirare il capezzolo sinistro. Il mio cervello offuscato ed i sensi che turbinavano sono stati sommersi, ricettacolo di sensazioni indescrivibili provenienti da tutte e tre le aree del mio corpo tremante.
Pur senza toccarmi il clitoride che ondeggiava oscenamente, l’orgasmo ha continuato a salire sino ad un ben meritato picco; ho gridato, “Oh Dio, proprio così”. Improvvisamente le labbra della micia hanno cominciato a contrarsi ed il mio stomaco ha cominciato a ribollire.
“Sssssiiiii, così, solo un po’ di piiiiuuuuuù.” Ho sentito un dolore sordo crescere dentro il mio corpo; un’inondazione di “miele” di femmina ha cominciato a sgorgare sopra la mano che non si fermava; immediatamente ogni cellula ha cominciato ad urlare provocando in tutto il mio corpo una scossa e facendolo vibrare, mentre la mia testa ondeggiava con un altro ritmo da un lato all’altro. Contorcendomi selvaggiamente ho perso l’equilibrio e sono scivolata al suolo, fortunatamente sulle chiappe. Credo di essere rimasta seduta per due o tre minuti, come un grumo di celle e nervi totalmente soddisfatti ma che continuavano a contorcersi.
Alla fine, ripresi i sensi, lentamente mi sono alzata barcollando, le gambe erano molto deboli sia per essere stata accosciata che per l’orgasmo. Il mio corpo aveva bisogno di un’altra doccia calda e di essere insaponato per calmarsi, dopo di che, ancora soddisfatta, mi sono asciugata e sono andata nello spogliatoio per vestirmi.
Parte 2

Ho continuato ad essere pentita di aver detto di no a Valeria; lei non mi ha più domandato di lavarle la schiena sotto la doccia dopo la piscina. Abbiamo fatto altre volte la doccia insieme, gettando occhiate furtive l’una alle curve bagnate dell’altra, spesso usando i nostri corpi in germoglio per stuzzicarci l’un l’altra, ma non mi ha mai detto una parola. Il vedere ogni giorno il suo nudo corpo bagnato e brillante, mi teneva continuamente eccitata, dalle mie rosse labbra della micia scendeva sempre un po’ di umore. Capivo che dovevo fare qualcosa, ma che cosa??
Ogni notte la mia mente ripeteva le immagini di quello che avrebbe potuto accadere sotto lo spruzzo caldo della doccia; le mie lunghe dita snelle hanno pompato il mio forno mentre il grosso pollice strimpellava sul lungo clitoride per portarmi all’orgasmo. Alcune volte sono venuta con tanta forza che, sicuramente, la mia compagna di stanza deve aver sentito chiaramente le mie grida smorzate e i lamenti gutturali, se non il cigolare del mio letto quando mi dimenavo e masturbavo la mia micia completamente aperta e sbavante andando verso la beatitudine sessuale. Spesso desideravo, intensamente, che arrivasse e spegnesse, con la bocca e le labbra piene e umide, quel fuoco furioso tra le mie gambe che si contorcevano.
Nelle notti in cui la mia compagna non c’era, il mio cuscino poteva raccontare storie incredibili; spesso l’ho cavalcato vigorosamente, immaginando in delirio che il guanciale morbido e caldo fosse Valeria. I nostri agili giovani corpi amorevolmente attorcigliati, un labirinto di sode gambe lucenti e calde fiche bagnate per fare un amore selvaggio ed appassionato.
Cominciavo con baci bagnati e morsi sul collo immaginario del mio guanciale, spesso spingevo la punta della mia lingua umida a stuzzicare i punti più sensibili; tiravo delicatamente i suoi lunghi capelli castani di seta, inalavo profondamente il suo profumo fresco e pulito; schiacciavo i suoi sodi capezzoli appuntiti che sembravano implorare succhiate più vigorose.
Facevo una pausa solo per fissarla negli occhi vitrei mentre la sua passione aumentava e la faceva agitare sempre più frequentemente. Mordicchiavo la parte inferiore sensibile dei seni e il suo corpo si tendeva, il suo stomaco si contraeva e delicatamente cominciava ad agitarsi, spinto dalla traccia di caldi baci bagnati che lasciavo nella mia ricerca del suo caldo tunnel d’amore. A quel punto di solito ero così vicina al mio punto d’arrivo che le labbra nella mia fantasia non raggiungevano mai quella calda fontana di desiderio.
Il mio corpo allora mi spingeva ad abbracciare con forza il guanciale, le nostre mice già calde iniziavano a fare un amore lento e delicato; poi spingevamo con sempre maggior forza; quindi sensualmente strofinavamo i nostri grossi clitoridi in un duello di sensazioni incredibili; ed alla fine ci dichiaravamo sconfitte irrigidendoci in un orgasmo violento. Prosciugata ed esausta, crollavo su quel guanciale zuppo con un ghigno divertito sul viso.
Continuavo ad abbracciarlo strettamente, gli davo un paio caldi baci bagnati, di ringraziamento come li avrei dati alla vera Valeria. Dopo ogni dolce orgasmo sul mio meraviglioso guanciale ardente restava il mio caldo sudore d’amore ed una grande macchia bagnata che indicava dove dalla mia micia calda era sgorgato il nettare dolce che l’aveva completamente infradiciato.
Se la mia compagna fosse ritornata presto, avrebbe sentito il mio profumo di femmina non appena passata la porta, la stanza era permeata di odori di sesso caldo e caldo amore.
Un paio di volte ho anche agghindato il mio caro ed amabile cuscino “Valeria” con un reggiseno rosa ed avrei anche riempito le tazze con palloni pieni d’acqua ma temevo che non avrebbero resistito a quell’attività vigorosa e sarei finita più bagnata del solito; una cintura a metà cuscino per rendere più stretta la vita e, per ultimo, anche se Valeria aveva la rosea micia completamente rasata, mettevo un manicotto alla fine del guanciale per farlo sembrare più vero.
Il reggiseno imbottito strofinava contro il mio seno libero coi capezzoli eretti mentre scopavo il guanciale; il merletto mi pizzicava le protuberanze e raschiava le mammelle mentre mi schiacciavo con sempre maggior forza, e mi guidava sempre più vicino ad un orgasmo da intirizzire la mente. Ad ogni dura carezza i miei capezzoli si contraevano di più, le due protuberanze dure spingevano in fuori, ottenendo con ciò di essere carezzati ancora più duramente in un circolo un vizioso, ma divertente.
Allo stesso tempo il mio lungo clitoride rosso ed eretto strofinava continuamente contro la pelliccia e sentivo ogni singolo pelo carezzare, o qualche volta colpire, la testa grossa e gonfia, facendolo crescere alla sua completa lunghezza. Quello che normalmente avrebbe potuto essere dolore, era ora il massimo del piacere, mentre quel clitoride birichino faceva di tutto per trovare un buco attraverso la pelliccia e raggiungere il tunnel d’amore di quella micia immaginaria.
In breve stavo gridando, “Ssssssiiiiiii, coooosiiiiiì.” Poi finendo con un lungo “Ohhhhhhhh,” il mio povero corpo s’agitava e si scuoteva, si torceva e sobbalzava, nelle doglie di un sollievo finale. Dopo ogni violento orgasmo le due coppe del reggiseno erano sature dei miei umori e saliva ed il mio torace era rosso per avervi strisciato contro. Ogni orgasmo era appagante ma solo in parte soddisfaceva il mio clitoride mostruoso che non riusciva mai a raggiungere la sua meta umida e calda.
Ogni volta che mi riprendevo dall’orgasmo che quasi mi faceva fermare il cuore, mi sentivo di avere il coraggio di supplicare, implorare Valeria, “Lasciami lavare la tua schiena.”, ma quando ci incontravamo non riuscivo a trovare ne le parole ne il coraggio. Ho notato che temporeggiava e perdeva tempo se ero in ritardo, per fare in modo di fare la doccia insieme. Il mio corpo captava l’intenso magnetismo animale che si sviluppava tra di noi, ma non riuscivo a prendere l’iniziativa.
Tornata nella mia stanza riuscivo di nuovo a pronunciare quelle cinque piccole parole, riuscivo con maggior facilità davanti ad uno specchio, ma davanti a Valeria nuda, nella doccia, la mia ferma risoluzione fondeva più velocemente di un cubetto di ghiaccio in una calda giornata d’estate.
Il vedere quelle gocce d’acqua cadere sulle mele delle sue natiche; sopra il trampolino delle sue mammelle rotonde ed ampie; scendere sempre più velocemente giù per il sodo addome teso; intorno alla fossa del suo ombelico; sul monte della micia nuda; e finalmente, giù sui muscoli forti e solidi delle cosce e delle gambe, lasciava la mia bocca completamente asciutta ed immobile.
Quelle gocce che cadevano dal naso; dalle labbra; dai rossi capezzoli induriti; dalle labbra aperte verso l’esterno della micia rosea; ogni parte di quel corpo mi faceva salire alle labbra quelle parole che non ho mai dette.
Dopo un lungo mese di tortura quotidiana ed notturni orgasmi rabbrividenti, ho ingoiato la mia paura e fatto un ulteriore sforzo per entrare più in confidenza con lei; ero estatica perché lei aveva risposto con entusiasmo. Abbiamo cominciato a chiacchierare vivacemente dopo gli allenamenti di nuoto, con grandi sorrisi brillanti ed occhi luccicanti. Altre volte, silenziosamente ci guardavamo l’una negli occhi dell’altra, lasciando che le nostre anime si telegrafassero i nostri caldi e delicati pensieri.
Talvolta camminavamo, di solito molto vicine, e ogni volta che anche “accidentalmente” mi sfiorava, tutto il mio corpo sembrava colpito da frecce elettriche. Una volta sono quasi morta quando la sua mano ha quasi afferrato le mia mentre camminavamo, ma all’ultimo minuto è sembrata cambiare idea, lasciando che solo la punta di un nostro dito si toccasse; è bastato quel fugace tocco per sentire ogni più piccolo lembo di pelle del mio dito reagire.
Eravamo divenute le migliori amiche ma ogni cellula del mio corpo desiderava che la nostra amicizia fiorisse completamente in una relazione d’amore femminile; non si trattava di bisessualità o amore lesbico: sapevo di volere, no, di avere bisogno della mia Valeria. Di nuovo avevo paura di fare la prima mossa per non rovinare un’amicizia che avevo costruito teneramente con tanta cura.
Dopo essere state amiche per tre mesi, alla fine ero così disperata che non ho potuto fare a meno di provare qualche cosa. Qualche cosa! L’ho invitata per sabato sera nella mia stanza per ripassare un po’. Era la prima volta che studiavamo sole in camera mia e saremmo state completamente sole perché la mia compagna era andata via per il fine settimana.
Prima di allora avevamo solo studiato in biblioteca fra molti altri studenti. Lei non lo sapeva, ma era lei che volevo studiare, “molto da vicino”, i miei occhi come un microscopio sopra ogni centimetro del suo bel corpo desiderabile. Volevo studiare: ogni suo ciglio mentre le baciavo delicatamente il naso; ogni fossetta della sua guancia mentre gliela baciavo scendendo al mento ben sagomato; ogni avvallamento e protuberanza del collo e del torace mentre baciavo tutto intorno alle sue mammelle meravigliose… Oh! Ho dovuto smettere di pensarci altrimenti sarei stata troppo eccitata prima che arrivasse.
Per allentare un po’ le sue inibizioni ho comprato una grande bottiglia di vino rosso gustoso, non sapevo se beveva vino, ma ci speravo; la maggior parte delle ragazze dell’università bevevano, ma poco quando erano con ragazzi e cercavano di mantenere il controllo sia dei loro corpi che dei loro ragazzi; speravo che Valeria non avesse preoccupazioni a bere con me.
Quel pomeriggio ho deciso di farmi un bagno coi sali così la mia pelle sarebbe stata “morbida come il culetto di un bambino”. Dopo aver sganciato il reggiseno e lasciato che le mammelle dondolassero libere, ho fatto scivolare giù le mutandine sentendo le dita che cominciavano a formicolare al solo strisciare sulle mie cosce sensibili; ho resistito alla tentazione di fare qualcosa di più, volevo essere “pronta” per la mia Valeria. Ho guardato il mio corpo nudo riflesso nello specchio, le mie mammelle piene e bianche come il latte che ondeggiavano da un lato all’altro, sarebbero state un’altra sorpresa per Valeria.
Sono corsa in bagno e ho afferrato un paio di forbici pensando a quella che sarebbe stata la sua reazione al vedere il mio cespuglio biondo tagliato a forma di cuore! Dopo qualche minuto di tagliuzzamenti il mio cespuglio aveva un aspetto di cuore, non perfetto, ho pensato, ma il meglio che potessi fare. Effettivamente era più simile ad un cuore spezzato, delle labbra imbronciate con una fessura in mezzo.
Ora lo avrei rifinito con rasoio e crema da barba, ma prima era necessario un panno caldo per ammorbidire la pelle; dopo tutto era necessario per caldi baci, lingue bagnate e respiri caldi. Un paio di tagli e lamenti più tardi, il cuore era fatto. Era l’ora del bagno che mi avrebbe reso liscia e rilassata.
Dopo un’ora di ammollo nella vasca mi sono asciugata, era tempo di passare al pedicure; ho asciugato meticolosamente ogni singolo dito del piede, poi ho applicato alle unghie della brillante lacca rossa, volevo che ogni dito fosse pulito e profumato di fresco, nel caso Valeria volesse “succhiare un dito del piede.” Il solo pensiero mi ha spedito brividi giù lungo la spina dorsale. Ho sperato molto che le piacesse farlo, mi eccitava enormemente che mi succhiassero un dito, e poi lo leccassero e quindi lo succhiassero ancora come fosse un mini pene in attesa di esplodere.
Ora, quale biancheria intima dovevo indossare per sedurre la dolce Valeria? Alla fine ho deciso di dare enfasi ai miei seni, dare gloria a quei due grandi doni e ho scelto un reggiseno trasparente rosso e merlettato che mostrava molto e un paio di mutande dello stesso tipo. Io avevo sempre associato “rosso a passione” e mi sono ricordata che una volta o due ho scoperto Valeria che con la coda dell’occhio fissava le mie grandi mammelle mentre facevamo la doccia insieme.
Ho scelto un mezzo reggiseno rosso con tazze rigide che mi valorizzava il seno e che avevo acquistato due anni prima per adescare un mio vecchio ragazzo. Con le dimensioni del mio seno non sarebbero state necessarie le tazze, ma avrei fatto qualsiasi cosa ritenessi necessaria per sedurre quella “ragazza sexy.” Di solito non era nel mio stile ma in quel caso era perfetto.
Ha stretto i grandi seni e li ho spinte nel reggiseno dove quasi uscivano dagli orli delle tazze. I capezzoli spingevano cercando di fare capolino e sarebbe stata sufficiente una piccola spinta verso l’alto delle mammelle per far uscire quelle grosse protuberanze, pronte per essere succhiate.
Per mutandine ne ho scelte del tipo bikini, strette e rosse che permettevano a qualche biondo ricciolo del “mio cuore” di sporgere sia dall’alto che sui lati. Erano strette ed abbastanza trasparenti perché Valeria potesse vedere facilmente la labbra aperte dietro quel velo rosso. Mentre mi guardavo girandomi davanti allo specchio ho fatto anche attenzione che non coprissero completamente il mio monte sporgente e meno di un quarto delle mie natiche rotonde. Perfetto!! Per rendere massimo l’impatto, sopra a questo portavo una sottile camicetta bianca (volevo che il rosso fosse visibile attraverso la stoffa) e pantaloncini bianchi molto sgambati.
Ho guardato il risultato allo specchio e quello che ho visto era semplicemente splendido. “Se questo non seduce Valeria, nulla potrà farlo” ho pensato. La camicetta era increspata sul torace dai seni che spingevano in fuori. Lentamente mi sono girata a sinistra ed ho visto un po’ di rosso che sporgeva dai pantaloncini.
Mi sono piegata in avanti e guardando allo specchio attraverso le gambe ho visto il rosso degli slip spuntare dallo stretto cavallo, ho visto anche che cominciavo a bagnarmi al pensiero; ho pensato, “devo ricordarmi di chinarmi quando Valeria è qui.” Infine un po’ di profumo schizzato sul collo e poi nell’ombelico; pensando al futuro due colpetti alle labbra già bagnate della micia. Tutto era pronto per stuzzicare e, speravo, per essere accolto con favore.
Quando Valeria è arrivato, sono rimasta scioccata dai suoi vestiti, aveva un suo stile, molto diverso, di stuzzicare. Indossava una camicia di cotone bianca con una gonna blu a coste, proprio come le ragazzine di alcuni collegi. Non aveva mai portato vestiti così prima di allora, almeno non con me.
Sembrava che la camicia fosse di una taglia o due troppo piccola, ed il suo seno, che non era enorme, spingeva contro la stoffa provocando delle aperture tra i bottoni; allungando lo sguardo ho pensato che avrei potuto vedere il reggiseno bianco accentuato dalla pelle abbronzata.
La gonna le arrivava più di dieci centimetri sopra le ginocchia; nessuna ragazza di collegio avrebbe osato portarla così alta, quindi se l’era accorciata da sola; resistevo a fatica alla tentazione di chinarmi per vedere cosa nascondeva sotto. Avevo l’acquolina in bocca e mi sono detta mentalmente, “Chinati, per favore chinati” ma ahimè non era il momento, almeno non ancora.
Si era fatta delle code ai lunghi capelli castani con mollette gialle alle estremità e sulle labbra del rossetto rosso brillante, due cose che le davano un giovane aspetto verginale. Come tocco finale portava calze bianco alla caviglia e scarpette a biscotto nere. Non so perché, ma il suo aspetto innocente mi ha eccitato al massimo; il contrasto fra di noi era enorme: la seduttrice e la vergine, cominciavo a dubitare su chi fosse la seduttrice.
Dopo aver chiacchierato un po’ abbiamo cominciato a studiare, benché fosse molto difficile. Non avevo mai cercato di sedurre una ragazza prima di allora, così ho deciso di farlo con calma. Dopo un’ora e mezza, ho suggerito di bere un po’ di vino gustoso e sono stata molto felice quando ha accettato. Da quel momento abbiamo bevuto e riso, abbiamo studiato un po’, e più bevevamo e più ridevamo; ho fatto in modo che il suo bicchiere fosse sempre pieno.
Ogni tanto, quando rideva o indicava un punto, la sua mano calda mi carezzava leggermente la soda coscia lattea, vicino ma mai troppo ai pantaloncini. Non riuscivo a capire se questo era veramente fortuito, se mi mandava un segnale o mi stuzzicava blandamente. Se mi stava stuzzicando, la cosa funzionava!! Non sapevo se l’aveva notato, ma i suoi leggeri e caldi tocchi mi avevano fatto aprire involontariamente le cosce, ogni volta un po’ di più, permettendole di toccare “accidentalmente” ogni volta un po’ di più della mia carne rosa ardente di desiderio. Ogni minuto che passava la mia micia diveniva sempre più bagnata.
Improvvisamente, Valeria si è alzata e ha detto, “Mi tolgo le scarpe, non vorrei sporcare il tuo copriletto se ci appoggio le gambe.” Si è girata con la schiena verso di me, ha aperto un po’ le gambe poi si è chinata completamente per slacciare le fibbie delle scarpe. Come avevo indovinato la gonna mostrava la parte superiore delle cosce abbronzate e l’inizio delle gambe delle mutandine bianche. Benché non mi considerassi una guardona, specialmente con altre ragazze, questo spettacolo era il sogno di un guardone e mi eccitava sempre più. Ho visto i muscoli abbronzati delle cosce flettersi ed incresparsi quando ha cambiato leggermente posizione, se si fosse curvata solo un po’ di più, ero sicura che avrei visto le labbra della micia aperte ed il cancello indifeso del suo meraviglioso tunnel d’amore caldo.
Il fato mi ha favorito, una fibbia le resisteva e ha cominciato a dimenare le natiche lottando. Il suo dimenarsi ha fatto alzare ancora di più la gonna esponendo la maggior parte del cavallo delle mutande bianche. Ora vedevo bene il contorno delle labbra della micia e quella visione mi ha provocato un movimento, sotto i brividi della mia spina dorsale, che lei fortunatamente non ha visto. Tra forte profumo di femmina e inguine umido, posso dire che era proprio, ma proprio eccitante.
Infine si è rialzata annunciando, “Ce l’ho fatta” e calciando la scarpa, che non aveva voluto cooperare, in un angolo; praticamente abbiamo finito la seduta sul mio letto ridendo come ragazzine, anche se coi nostri grossi capezzoli duri oscenamente in mostra attraverso le camicette, era evidente che non eravamo più ragazzine.
Ogni tanto Valeria cambiava posizione sul letto, una delle sue gambe abbronzate mi toccavano una gamba facendomi scendere brividi sino all’anima; una volta la sua gamba si è appoggiata completamente alla mia per un periodo che è sembrato essere di quattro o cinque minuti. L’area di contatto è diventata così calda che credo scottasse quando l’ha tirata via.
La mia stanza era normalmente calda, ma con tutto il vino che avevamo bevuto, sembrava ancora più calda; ho suggerito di toglierci le camicie e la gonna e i pantaloncini per “essere più comode, naturalmente.” Dapprima sul viso di Valeria si è disegnata un’espressione atterrita, poi ha cominciato a sogghignare. Ripensandoci probabilmente stava solo giocando con me. Ha protestato ancora un po’, come seccata, ma ha emesso un sospiro dopo che le ho bisbigliato con calore in un orecchio, appoggiandovi le labbra umide: “La porta è chiusa a doppia mandata, ci siamo solo noi qui, ti ho già vista nuda nelle docce.”
Di malavoglia si è alzata, ha barcollato un po’, poi ha ripreso l’equilibrio. Appoggiandosi ha me ha inarcato la schiena mentre lentamente sbottonava la camicia. Mano a mano che un bottone si apriva con un forte colpo, appariva un po’ di più della sua desiderabile e liscia carne abbronzata. Dopo il quarto bottone ho visto che portava una catena d’oro al collo con un grande cuore d’oro; il cuore era appeso nella profonda valle tra le sue mammelle perfette che immediatamente hanno attirato i miei occhi; non potevo fare a meno di fissarle, con le labbra aperte, bagnate da una lingua sempre più eccitata.
Quando finalmente la camicia bianca è scivolata dalle spalle abbronzate, ho avuto un’altra sorpresa: sotto portava un reggiseno bianco con piccoli cuori rossi. Ora ero molto eccitata, il contrasto con la sua pelle abbronzata faceva comparire ancora più vividamente quei cuori rossi che aumentavano il suo aspetto da ragazzina.
Ora i suoi seni sembravano molto più grandi della dimensione che avevo giudicato precedentemente. Forse era per quello stretto reggiseno, o perché risaltavano di più sul suo corpo magro. Guardando più da vicino potevo vedere il contorno delle grandi areole rosa e le grosse punte dei capezzoli duri e rossi attraverso le coppe. Quella coppia di gemme rosa che sembrava fossero in attesa di essere pizzicate (e qualcosa di più) ha fatto in modo che la mia micia umida non solo divenisse sempre più bagnata, ma cominciasse addirittura a gocciolare.
Valeria lentamente ha fatto scendere la chiusura lampo posteriore della gonna, si è fermata un secondo, provocando, e poi con un sorriso l’ha lasciata cadere ai suoi piedi; modestamente ha fatto un passo per uscirne e l’ha calciata nell’angolo a raggiungere la camicia.
Anche le mutandine tese erano adornate con piccoli cuori rossi; le labbra della micia erano vividamente delineate grazie al monte rasato. La testa del roseo clitoride gonfio spingeva diritto in fuori, tendendo le mutandine, denunciando l’enorme eccitazione che c’era in lei, sembrava volesse occultare la gemma rosa dietro quella morbida tenda bianca, leggermente ondeggiante nella brezza, che emetteva ondate di deliziose fragranze femminili.
Potevo vede chiaramente una linea verticale bagnata su quelle mutandine strette dove la micia ansimante sbavava. Diventava sempre più larga mentre la guardavo, mi diceva che si eccitava sempre più, se era possibile più di quanto non lo fossi io.
Era difficile credere che un semplice reggiseno bianco e mutandine, anche se con piccoli cuori rossi, potessero essere così erotici; continuavano ad essere virginali sul suo giovane corpo sodo, tuttavia aveva un aspetto sexy come quando era nuda sotto la doccia, era incredibile quanto fosse eccitante in quella semplice biancheria intima, era più sexy ora che non completamente nuda.
Guardando molto compiaciuta e sorridendo di nuovo, Valeria è tornata a sedersi sull’orlo del letto, appoggiandosi ai gomiti ed aprendo le gambe ancora di più. Ora pensavo fosse il mio turno.

Parte 3

La dolce Valeria aveva finito il suo sexy spogliarello eccitante ed era tornata a sdraiarsi sul letto. Ora era il mio turno.
Dopo quello che avevo visto tutto ciò che potevo fare era tentare di alzarmi senza sbavare od accarezzare immediatamente il suo bel corpo parzialmente vestito. Intenzionalmente mi sono messa davanti a lei a trenta centimetri dal letto. Immediatamente è tornata a sedersi per avere una vista più da vicino e più intima, il suo viso sorridente era all’altezza del mio ombelico. Si è leccata le dolci rosse labbra aperte e si è disposta attentamente ad attendere che il mio spettacolo iniziasse.
Per prima cosa ho teso un braccio dietro di me e ho inarcato la schiena, ho raccolto la camicetta sino al reggiseno rosso; dal suo angolo di visuale dal basso poteva vedere le coppe di merletto rosso, così vive contro la mia pelle lattea; speravo che riuscisse a sentire il profumo che avevo spruzzato intorno all’ombelico, volevo anche eccitarla.
Poi lentamente ho alzato un braccio alzando la camicetta sopra la mia testa e mentre i miei grossi seni dondolavano e si scuotevano oscenamente nel reggiseno rosso trasparente, mi muovevo su e giù come in una danza del ventre mediorientale. Tutto quel movimento ha fatto sì che un rosso capezzolo balzasse fuori dalla coppa, grosso ed eretto. Innocentemente ho fatto come se nulla fosse accaduto e l’ho lasciato là, sporgente come un enorme gomma di matita. Non volevo mi battesse nello strip-tease.
Prima i suoi occhi avevano studiato ogni mossa del mio corpo. Ora erano diventati vitrei e non abbandonavano il capezzolo scoperto, neppure per un momento. Valeria lo studiava mentalmente o per “venire da mamma” per succhiarlo avidamente tra le sue calde labbra aperte, o per memorizzare ogni particolare per un futuro assalto. La lunga lingua bagnata spuntava ripetutamente dalle sue labbra aperte piene ed umide, sempre pronta ad un’ispezione molto più vicina.
Aperto il bottone dei miei pantaloncini, ho abbassato la cerniera solo alcuni millimetri, lasciando solo che un’idea delle mie mutandine rosse spuntasse. Improvvisamente il respiro di Valeria è divenuto più affannoso, distrattamente strofinava i palmi umidi sulla parte superiore delle sue cosce. Si è chinata leggermente in avanti, cercando di guardare dentro il resto della stoffa. Dopo essermi contorta per un minuto o due (che debbono essere sembrati un’eternità a Valeria), fingendo di avere un problema con la lampo, lentamente l’ho abbassata, dente dopo dente, facendo in modo che le mutandine rosse fiorissero alla vista quando le falde bianche si sono piegate a “V.” verso il basso.
Usando le due mani e muovendo le anche, ho spinto un po’ in giù i corti pantaloncini, lasciando intravedere la cima del mio monte eccitato, ancora coperto dalle mutandine rosse. Sapevo che poteva vedere pochi ricci biondi che sfuggivano dall’elastico rosso ardente. Con un sogghigno divertito sul viso, Valeria è sembrata essere affascinata, ora fissava il mio inguine caldo e zuppo da una distanza di dieci centimetri. La lingua si dimenava sulle sue labbra secche come una crema per labbra, rendendole rosse ed umide mentre il suo respiro diveniva più rapido e rantolante.
Aprendo le morbide gambe e spingendo in avanti l’inguine eccitato, ho cercato di spandere di più il mio aroma muschiato mescolato al profumo che avevo sparso sul clitoride. Sì, il mio sforzo per adescarla la eccitava sempre più.
Alla fine, avendola stuzzicata a sufficienza, con uno spinta e due contorcimenti ondeggianti, i pantaloncini sono caduti sul pavimento intorno ai miei piedi. Ora le mie rosse mutandine bagnate erano completamente esposte alla sua ispezione intima, a soli pochi centimetri dalle sue labbra aperte ed umide. Sapevo che attraverso la stoffa trasparente e bagnata poteva vedere con facilità il contorno delle labbra della micia aperte ed i peli biondi e ricci. Il suo naso quasi era solleticato da quei radi peli che spuntavano dall’elastico della gamba.
Il mio roseo clitoride era distintamente visibile diritto contro le mutandine rosse, facendole sembrare una “tenda.” Spingeva tanto da far stringere l’elastico contro l’inguine. Con un clitoride tanto grosso, se non fosse stato per il seno carnoso che avevo davanti, si sarebbe potuto scambiarmi per un ragazzino alla sua prima erezione. Tuttavia non credo che la cosa impressionasse Valeria , non so chi di noi due aveva il clitoride più grosso sotto le mutandine tese, ma sarebbe stato bello vederli duellare tra di loro… più tardi.
Con un grande sorriso furbesco le ho girato la schiena poi, modestamente, ho aggiustato la parte posteriore delle mutandine quasi fossero un costume da bagno. Aprendo le gambe, con nonchalance ho afferrato la cintura e l’ho alzata; questo le ha dato una visione senza ostacoli delle mie natiche ben forgiate e dell’inguine che stava fondendo, forzando la mia carne contro l’elastico delle gambe; lo sforzo ha portato il cavallo delle mutande nella mia fessura luccicante e scivolosa, allargando le labbra della micia calda e bagnata.
Ero assolutamente sicura che se Valeria avesse posseduto un grosso dildo, avrebbe potuto infilarmelo sino all’elsa senza che uscisse alcun rumore. Non avrei emesso alcun suono ad eccezione forse di un “ooooooh” ed un forte “aaaaaah,” mentre Valeria avrebbe spinto dentro e fuori quello strumento di soddisfazione facendo sgorgare nettare caldo e dolce, gocciolante lungo le mie cosce. Gli occhi di Valeria potevano chiaramente vedere la mia umidità, le perle brillanti di rugiada femminile, pendenti da qualche ricciolo biondo, in attesa di cadere su una lingua bagnata.
Per eccitarla un po’ di più ho dimenato un po’ le rotonde natiche sode, il mio culo si apriva a pochi centimetri dalle labbra aperte di Valeria. Prima di girarmi sono tornata a coprire le natiche, ho fatto scivolare un dito sotto ciascun elastico delle gambe, l’ho teso in fuori, poi l’ho lasciato andare. Ho sogghignato dentro di me per lo spettacolo che Valeria aveva visto e per il rumore viscido che l’inguine fradicio aveva fatto.
Finalmente mi sono girata, la mia micia fumante era a meno di tre o quattro centimetri dal suo viso inespressivo; si stava contorcendo ancora di più, i palmi sudate delle mani strofinavano con forza le sue cosce e la base del roseo monte depilato. Ho allargato ancora di più le cosce ed un maggior numero di ricci sono saltati fuori, poi ho arcuato ancora una volta la schiena mentre mi stiravo. Ancora una volta le labbra della micia esplodevano contro il cavallo delle mutandine fradicio; ogni piega, e ruga era chiaramente visibile sotto la stoffa rossa trasparente e tesa, anche il tunnel surriscaldato del mio forno era molto chiaramente delineato.
Questa volta avevo spinto Valeria a passare il limite, improvvisamente senza alcun avvertimento mi ha circondato con le braccia e mi ha abbrancato con forza le natiche bianche, con forza ha tirato la micia coperta dalle mutandine al suo viso; ho sentito le sue unghie lunghe colorate di rosa scavare nella carne delle mie natiche morbide, tenendole strette. Il suo naso ha spinto le mutandine profondamente tra le labbra della micia e l’ho sentita inspirare profondamente il mio aroma muschiato. Il mio clitoride gonfio è stato spinto contro la sua rosea guancia morbida, il suo respiro caldo ha solleticato i miei ricci peli biondi, facendo sbavare ancora di più il mio sesso.
Evitando il mio clitoride gonfio e molto sensibile, la sua soda lingua piatta ha leccato rapidamente le gocce di “miele” femminile che colava attraverso la stoffa leggera. Le ha attaccate leccandole con avidità come un bambino mangia rapidamente un cono di gelato che si sta sciogliendo in un pomeriggio d’estate. Questa attenzione tanto desiderata ha fatto gonfiare ancora di più le labbra della micia, rendendole più sensibili, ma anche più bisognose di attenzione.
Il suo viso sembrava una calamita attaccata al mio caldo inguine bagnato, le sue lunghe unghie sono scese lungo il retro delle mie cosce e modellavano i muscoli tesi, lasciando profondi solchi rossi che mi avrebbero provocato dolore se non fossi stata così eccitata.
Finalmente, completamente frustrata, ha spostato di lato il cavallo rosso delle mutandine; ancora e sempre con maggiore forza ha leccato e succhiato nel tentativo inarrestabile di raccogliere tutte quelle piccole gocce di calda e dolce rugiada femminile, ma era umanamente impossibile. Più leccava e più la mia micia pulsante produceva le dolci gocce di rugiada.
Improvvisamente, diventando molto seria, ha modellato ad “U.” la sua lunga lingua e l’ha spinta nel mio torrido canyon bagnato, solleticando le seriche pareti pulsanti, facendole attraversare da brividi. Ho lasciato cadere le mani sulle sue spalle per sostenermi, poi, rapidamente, si è ritirata risalendo a leccare delicatamente solo le labbra della micia, lasciando che sgorgasse dal profondo il mio liquido.
Cambiando ritmo ha attaccato quelle povere labbra rosse, baciando, poi leccando, poi mordendo e, finalmente, pungendole delicatamente. Si comportava come un animale in gabbia a cui era permesso finalmente di correre libero ma controllando tuttavia una passione sconosciuta e la mia calda micia bagnata che si muoveva in cerchi intorno alla sua dura bocca che succhiava con le labbra aggrottate; Valeria si è fermata ed improvvisamente si è tirata indietro, ha alzato lo sguardo verso di me come se volesse chiedermi se doveva continuare.
I miei dolci umori brillavano sulle sue guance rosee, sulle labbra rosse ancora aperte e correvano giù per il mento ed il collo. Ha alzato la testa, ha lasciato pendere la lingua larga e bagnata, ansimava come un cucciolo che chiede il permesso di continuare a giocare.
Avendo interrotto la mia concentrazione ed avendomi rubato l’incombente orgasmo, usando tutta la mia volontà, ho deciso doveva venire il mio turno di agire prima dell’orgasmo, lei meritava di essere stuzzicata per un tempo molto, molto lungo.
Le mie mani le hanno carezzato teneramente i lunghi capelli castani mentre i miei occhi l’esploravano sin dentro l’anima. Lentamente e delicatamente l’ho fatta alzare in piedi. Ha piagnucolato un po’ non volendo lasciare la mia micia calda e bagnata, ma obbedientemente si è alzata senza che le mie mani abbandonassero la sua testa.
L’ho trascinata verso di me, le nostre labbra ed i nostri seni si sono uniti nello stesso istante, ambedue abbiamo sentito piccole scintille di elettricità quando le calde labbra si sono unite ed i capezzoli duri ed appuntiti hanno duellato per vedere quali si sarebbero spinti più profondamente. Era un duello, il primo.
Le nostre labbra bagnate ruotavano a sinistra ed a destra, sobbalzavano su e giù, cercando di ingoiare quanto umanamente possibile dell’altra, è stato un miracolo che nessuna di noi non finisse con il naso rotto. I miei umori venivano strofinati sopra il mio viso dalle sue guance luccicanti e dal mento, potevo gustare anche il mio aroma dolce e fragrante sulle sue labbra rigide.
Le nostre lingue dure erano frenetiche, entravano e si spingevano l’un l’altra, duellavano per vedere quale avrebbe preso il controllo della situazione. Finalmente, in un’ondata improvvisa di energia, la mia lingua è stata vittoriosa. Valeria ha sospirato, si è abbandonata nelle mie forti braccia completamente arresa, mi ha permesso di prendere il completo controllo. Al vincitore va il bottino di guerra e lentamente volevo assaporarlo.
Dolcemente l’ho fatta sdraiare di schiena sul letto, poi mi sono distesa su di lei con le mani sulle mie anche, guardando il suo corpo che ansimava pesantemente. Era tanto sexy, una porzione di lei sembrava un bimbo spaventato che non capiva cosa stava per accadere, mentre l’altra parte era infiammata di desiderio, implorava di essere violentata intimamente. Dovevo essere sicura che ambedue le parti fossero soddisfatte, era un lavoro difficile, ma era necessario farlo.

Parte 4

Improvvisamente qualcosa di sempre più forte mi ha spinto ad eccitare il suo corpo come lei aveva eccitato il mio negli ultimi quattro mesi. L’ho fissata e ho detto, “Sei stata una ragazza cattiva ad eccitarmi tanto.” Mi ha guardata un po’ più spaventata, ma silenziosamente ha accennato timidamente col capo.
Sono andata tutta rigida al mio armadio, ho aperto il cassetto della biancheria intima, ho tolto un paio di calze di nailon rosse. “Una scelta di colore adatta,” ho pensato dentro di me. Sono tornata al letto e ho legato strettamente i suoi polsi alla testata; mentre lo facevo Valeria continuava a tacere, completamente passiva e sottomessa, non protestava neppure un po’.
Quando ho finito l’ho fissata negli occhi e ho comandato “Ora è il momento di stuzzicarti, mia cara. Vediamo il sistema migliore di farlo.”
Mi sono chinata su di lei, ho lasciato che i miei lunghi capelli biondi carezzassero le sue sode e lisce cosce da nuotatrice, ogni ciocca lasciava una striscia elettrizzante e formicolante. Vedevo i muscoli delle natiche rotonde tendersi e contorcersi mentre i miei capelli morbidi correvano su e giù. Le sue gambe, ancora libere, si aprivano e si chiudevano come un paio di forbici e nel movimento la carne delle cosce massaggiava la micia ed il clitoride. Dovevo fare qualche cosa, ho pensato, perché le gambe muovendosi in quella maniera potevano portarla all’orgasmo prima di quando volessi!
“Valeria,” ho comandato con voce ferma “le tue gambe si muovono troppo, devo legartele.”
Ho preso un altro paio di calze rosse e le ho legato le caviglie ai piedi del letto, tenendole le gambe larghe. Queste non le ho legate strettamente perché ho pensato che avrei dovuto slegarla per toglierle le mutandine. Formava una X tanto attraente.
Per divertirmi un po’ ho cominciato a baciarle con forza le cosce due o tre volte con baci caldi, umidi e lunghi lasciando un leggero segno del mio rossetto. Ad ogni bacio le cosce si contorcevano e si alzavano un po’, automaticamente cercava di aprirle ancora di più, implorando di essere baciata più profondamente e più in alto. Si ritirava solo leggermente quando mordicchiavo la parte interna delle cosce, ma i suoi lamenti gutturali mi dicevano che le piaceva.
Talvolta la sua micia calda e bagnata si alzava cercando di portare il canale d’amore surriscaldato alla mia lingua bagnata, e ovviamente la macchia sulle mutandine continuava ad allargarsi ogni minuto che passava. Ogni volta che si inarcava, rapidamente mi tiravo fuori dalla sua portata. Non ancora, pensavo con un sogghigno. Dopo averla stuzzicata con baci, mi sono alzata, pensando che mi sarei fermata delusione e frustrazione sono state visibile sul suo viso.
Le ho slegato le caviglie per un minuto mentre la fissavo profondamente negli occhi vitrei, imploranti, ho abbassato un braccio, ho agganciato due dita sotto la cintura elastica ai lati delle mutandine inzuppate e ho cominciato lentamente ad abbassarle. Ero come ubriacata dal suo corpo palpitante di sudore ed umori femminili, era quasi come rimuovere una seconda pelle. Intenzionalmente ho lasciato che le mie unghie rosse le raschiassero leggermente la calda pelle abbronzata, facendo in modo che sentisse quanto possibile le opposte sensazioni; la sentivo dimenare le anche sode e stringere le cosce formicolanti mentre le mie mani e le mie unghie lentamente ma fermamente vi scivolavano sopra.
Senza che glielo ordinassi o che dicesse una parola, ha inarcato le anche alzandole completamente dal letto, spingendo la micia calda più vicino a me e rendendomi più facile il compito di finire di abbassare e togliere quelle attraenti mutandine a cuori rossi. Uno strappo finale e le mutandine sono venute via, quasi cementate sul posto dalla quantità di liquido appiccicoso che sgorgava dalle labbra aperte, rasate, calde e rosee che ora sembravano tanto eccitate, potevo sentirle quasi lamentarsi quando l’aria fresca le carezzava.
Mentre le mutandine si abbassavano il grosso clitoride rosso balzava fuori libero, come un fungo sottile, finalmente liberato dalla prigione delle mutandine; sembrava quasi dire “grazie” mentre ondeggiava lucido e scintillante per gli umori femminili.
A quel punto le ho legato di nuovo le caviglie usando la stessa calza di nailon. Non volevo farle male, ma ho tirato i nodi per essere sicura che non riuscisse ad allentarli. Ho fatto un passo indietro, era tanto attraente e vulnerabile così legata su quel letto con indosso solo il reggiseno bianco a cuoricini rossi, codini legati con nastri gialli e calzine bianche alle caviglie. Dovevo farne qualcosa di quel reggiseno, le avrei lasciato le calze bianche.
Dal suo respiro pesante, il suo dimenarsi e sgroppare tendendo i lacci di nailon, era più che ovvio, e diceva esattamente quello che il suo palpitante, pulsante corpo desiderava ed agognava. Mi sono curvata per avvicinarmi ed esaminare più da vicino il clitoride scivoloso che si muoveva su e giù, facendo in modo che solo il mio fiato caldo ed umido ne carezzasse la testa gonfia. (Era il solo che avessi visto così grosso oltre al mio, e l’unico eccitato.)
Si dibatteva e poi sembrava tendersi verso l’alto chiedendo molto di più del mio fiato caldo. Ho disteso la lingua umida, le ho dato solo due o tre piccole leccate come se volessi assaggiare un nuovo lecca lecca, poi ho fatto turbinare la dura lingua bagnata delicatamente intorno alla grossa testa rossa e sensibile. Ha inarcato la schiena, ha alzato il suo forno palpitante avvicinandolo alla mia bocca aperta, implorando leccate e baci più lunghi e più duri. Con la micia rasata ardente aperta, come un tulipano completamente fiorito, potevo osservare profondamente dentro il tunnel d’amore contratto, poi rilassato, che sperava di intrappolare qualche cosa di lungo, grosso e molto duro. La tentazione era quasi opprimente per me, ma ho deciso di resistere.
Ora era il momento di rimuovere quel reggiseno attraente perché volevo assaggiare i suoi grossi capezzoli. L’ho circondata con le braccia, ho sganciato il fermaglio, mi sono fermata un momento a guardare il suo perfetto seno eretto che si sollevava e si abbassava con il suo respiro accelerato. I suoi capezzoli appuntiti rosso scuro mi ricordavano fragole sopra colline di gelato al caffè. E il gelato mi piace da morire, così ho cominciato a leccare e succhiare, colpire la grossa protuberanza eretta con la lingua tesa, poi succhiare e leccare ancora di più, mangiare quei dolci bocconi scuri.
Questo ha fatto che Valeria cominciasse a sobbalzare sul letto e lamentarsi rumorosamente, allora mi sono fermata subito, l’ho guardata e le ho detto, “Non posso escludere che qualcuno ti possa udire, allora ti devo imbavagliare.” Valeria mi ha guardato un po’ spaventata, ma ancora una volta non ha detto una parola o emesso un suono. Ora, cosa usare?
Ho preso una sciarpa rosa dall’armadio, ma era una delle mie preferite, non volevo rovinarla, così ho preso le sue mutandine appiccicose e bagnate; perfetto! Le ho appallottolate e trattenendole nella mano, ho fissato Valeria. Lei ha chiuso la bocca e scuoteva energicamente la testa da un lato all’altro. Ah, questa è la prima protesta che faceva in tutta la sera, mi sono detta dentro di me, una po’ di lotta è una bella cosa.
Ero proprio sopra la povera Valeria legata che teneva la bocca ermeticamente chiusa. “Valeria, aprila” ho comandato, “È per il bene di tutte e due!!” Nessuna risposta, restava con la bocca fermamente chiusa.
“Penso che dovremo passare alle maniere forti.” Le ho stretto il naso con le dita; la testa di Valeria si spostava da destra a sinistra cercando di liberarsi dalla presa mentre mani e piedi strattonavano il nailon che li imprigionava. Alla fine, non potendo resistere più a lungo, ha aperto la bocca rantolando. Ho lasciato che prendesse un po’ d’aria e poi ho spinto dentro le mutandine lasciandole libero contemporaneamente il naso. “Respira attraverso il naso,” le ho comandato. Prima che potesse reagire le mutandine erano al loro posto con la sciarpa rosa allacciata intorno alla sua testa.
Per inciso questa soluzione aveva due grandi vantaggi: Primo, il cotone era il bavaglio perfetto per smorzare tutti i rumori; secondo, il forte profumo di femmina che usciva dalle mutandine appiccicose ed inzuppate aiutava a tenerla eccitata. Sdraiata e così scarsamente vestita Valeria era molto eccitante e sembrava particolarmente vulnerabile per stuzzicare sempre più il suo bel corpo. Ma come? Improvvisamente una luce è brillata nel mio cervello. Il pensiero che le dita dei piedi di Valeria non fossero mai state solleticate e succhiate è stato messo a fuoco.
Mi sono piegata e ho cominciato di nuovo a stampare con forza caldi baci bagnati sopra la parte superiore delle cosce tremanti di Valeria, ho osservato quei piccoli muscoli contrarsi mentre mi crogiolavo nell’aroma della sua eccitazione sessuale che cresceva. Infatuata, ho rallentato per un po’, ho fatto una pausa nel mio baciare, ho lasciato che i miei duri capezzoli rossi strisciassero su e giù sulle sue cosce tese; questo le ha fatte vibrare di piacere e ha spedito formicolii nella mia micia sbavante.
Ho lasciato che le mie grosse protuberanze si muovessero lentamente fra le labbra della micia, colpendone l’interno come un piccolo pene, i due capezzoli e le areole venivano completamente rivestite dei suoi caldi e brillanti umori. Una volta ho anche tentato di forzarla con un seno, sentendo la sua micia scivolosa allargarsi ancora di più come se lei cercasse disperatamente di succhiare dentro la maggior parte possibile della carne del seno.
Avvicinandomi col seno al congiungimento della sua “V”, sentivo il suo clitoride oscenamente gonfio strofinare e colpirmi come se cercasse di fottere quel pallone enorme. Continuava a battere contro la carne scivolosa della mia mammella cercando freneticamente di generare più attrito possibile, ma io mi sono tolta rapidamente. Ancora una volta violenti brividi hanno attraversato Valeria (ed anche me!!). Anche dopo che ho smesso Valeria ha continuato a contorcersi come un serpente, la respirazione è diventata più veloce e rantolante.
Prima di tornare a baciarle le gambe, lentamente sono arretrata e ho fatto scivolare ciascuna di quelle protuberanze scivolose tra le mie labbra umide, assaggiandone l’umore dolce e pungente. Valeria mi guardava leccare e succhiare quelle protuberanze su cui le noci marroni erano sempre più erette, e anche se era imbavagliata potevo vedere le sue labbra muoversi come se fosse un lattante che stesse succhiando le mie mammelle.
Ho ripreso a baciarle le gambe tremanti, questa volta, però, niente mi ha distratto e ho continuato a scendere sulle solide gambe abbronzate aggiungendo ai baci la carezza dei miei lunghi capelli biondi. Valeria sollevava il collo verso l’alto cercando di scoprire cosa le riservassi; sembrava non le piacessero le sorprese.
Mi sono fermata solo per un momento alle ginocchia, ho osservato di nuovo i piccoli muscoli della coscia contrarsi mano a mano che cresceva l’eccitazione. La sua dolce micia gocciolava sempre più frequentemente, piccole gocce cadevano, solleticavano i peli della fessura del sedere e lasciavano una macchia che continuava ad allargarsi sul letto. Il suo forte profumo muschiato di femmina ora aveva invaso tutta la stanza facendo diventare la mia micia più bagnata ed i miei capezzoli formicolanti.
Ho continuato a baciare scendendo sui polpacci muscolosi, la mia lingua lasciava una striscia di saliva calda sino alle caviglie, ora finalmente ero arrivata alle calzine, e ora cominciava veramente il divertimento. Prima che capisse cosa stava accadendo le due calze erano sul pavimento e cadendo avevano rivelato le dita dei piedi dipinte di rosa pallido, proprio come in una ragazzina. Ora era il momento dei piedi!!